Ed è per questo che Rosichi.
Sia chiaro, dentro al “tu generico” ci sono anche io.
Che rosico.
Nei campi profondi di Hubble, ovvero foto di galassie lontane miliardi di anni luce, ci si rende conto di quanto sia grande l’universo e di quanto poco la propria esistenza conti. Secondo recenti stime l’universo misurerebbe circa 13 miliardi di anni luce. Ora, se queste ottimistiche misurazioni sono esatte, è scientificamente stabilito che non contiamo nulla.
Siamo ininfluenti nello scorrere del tutto? Si e no.
Si, perché anche la memoria dei re, dei profeti e dei geni verrà spazzata via con l’estinguersi della razza umana.
No, perché per i tuoi genitori sei importante. Per il tuo cane sei importante. Per i tuoi figli sei importante. Per il fisco sei importante. Per i tuoi affetti sei importante.
Quando l’ego, stordito dalla velocità spropositata della routine quotidiana, si confronta con il mondo questo conflitto diventa palese. E quando l’ego si confronta con internet questo conflitto acquisisce dimensioni bibliche. Freud non aveva immaginato internet e credo che anche la rete abbia dimenticato Sigmund.
Internet, come l’universo, è in espansione; oltretutto questa espansione è in accelerazione. Come L’Universo!
Come può l’ego, l’Io profondo, relazionarsi con il web, un mondo accelerato da un’ansia inarginabile?
A ben vedere quella sfogata sul web in generale e sui social in particolare non è semplice insoddisfazione. E’ un tessuto psicologico collettivo. E dei geni come gli Zen Circus hanno originato la canzone “Zingara” da questa sfera psicologica collettiva.
E’ il conflitto finale della sfera umana: la comprensione di non valere un cazzo.
La pura insignificanza nel mondo globalizzato genera mostri.
La più semplice tra le reazioni è senza dubbio la volontà di affermazione del proprio io a discapito dell’altro: L’homo novus del secolo XXI rifugge dagli scontri dialettici nella quotidianità del mondo “reale”. La baruffa da bar ha perso fascino in vece di insostenibili tenzoni sul web; questo interscambio di rancorosi insulti e poco gentili apprezzamenti sulle rispettive madri avviene sempre al calduccio, magari in pantofole, sul divano, al sicuro nella propria comfort zone.
Il mondo del web sembra irrimediabilmente spaccato, tra hater (meglio chiamarli “insicuri”) e “buonisti” (qualsiasi cosa ciò significhi). Il clima da stadio, quello del noi contro loro, si è impossessato di entrambe le fazioni avvelenando le relazioni sociali. Frange di scalmanati litigano incessantemente insistendo sulle proprie posizioni senza la volontà conciliante di sintetizzare le due antitetiche posizioni in una più moderata.
Come diceva Mario Borghezio, primigenio aedo di questi tempi: “Moderati un cazzo!”.
Quando abbiamo dimenticato il valore del dialogo?
Declinando il ragionamento al mondo della comunicazione, la frattura tra questi due mondi è racchiusa nella società della comunicazione moderna, irrimediabilmente legata alla necessità di realizzare ascolti in un mondo sempre più saturo di informazioni e punti di vista.
Da quando un’opinione è legata all’utile che essa può portare? E perché?
E’ possibile liberarsene? Se si, in che modo?
Esiste una conciliazione, prima che con il mondo esterno, con se stessi?
Da qui i punti toccati all’inizio del post: Si, nessuno conta particolarmente, in una visione d’insieme. Ma è un così grande problema? E’ un qualcosa al quale è impossibile far fronte?
Non esiste una risposta a questi quesiti, ma una proposta è d’obbligo, una saggezza popolare che ricorda un passato nostalgico:
VAL PIU’ UN BUON SILENZIO CHE UNA SCIOCCA PAROLA.
Per cui, quando ti rode il culo per il capo che ignora la tua umanità, per il tuo partner che ignora i tuoi bisogni primari, per i tuoi figli quando ti usano come tappetino da bagno e per il tuo cane che ti usa per pulirsi il culo, abbraccia l’internet e chiedigli come migliorare gli aspetti che non gradisci della tua misera esistenza, al posto di inveire e urlare virtualmente verso un capro espiatorio di cui non sai niente e che niente a che fare con te.
O in alternativa vai allo stadio a insultare altri esseri umani dal vivo: Purificati nella catarsi collettiva dell’insulto gratuito!
Sembra che questo atteggiamento coinvolga anche l’algoritmo di previsione della messaggistica istantanea di Apple: scrivete sul vostro I-Phone “Vesuvio” e vedete cosa accade!
Post Redatto a quattro mani con Federico Bottallo