Ogni capodanno leggo l’oroscopo convinto di scoprire se mi accadrà qualcosa di buono.
Poi mi ricordo che a occhio e croce ci solo 600 milioni di persone con il mio segno e boh, un po’ tutto va in vacca.
Molti vorrebbero avere la preveggenza, ovvero la possibilità di scoprire in anticipo quello che accadrà, convinti che il futuro sia scritto e che la vita non sia altro che un viaggio in treno dove si è spettatori del panorama.
Credo che un simile potere andrebbe a lesionare profondamente il libero arbitrio, l’unica componente veramente interessante dell’essere umano. Sia ben chiaro: se nasci nel Biafra difficilmente avrai grandi scelte, ma anche decidere come sopportare gli eventi della vita è una forma di scelta.
In molti casi l’unica.
C’è gente che sceglie coscientemente di passare le giornate ad ingoiare tonnellate di me*da e ne è felicissima. Conosco personalmente persone che non riescono ad immaginare la propria esistenza diversamente dalla propria condizione attuale, arrivando ad autocondannarsi ad un costante presente di dolore.
Costoro pur di autoaffermarsi in questa condizione e autoconvincersi dell’impossibilità di una vita diversa arrivano a schiacciare il prossimo con ogni metodo possibile. Giustamente il proprio inferno deve essere costruito sui sogni infranti del prossimo e ha le fondamenta nella propria infelicità.
“Questo non ha a che fare con me” direte voi.
In realtà ha a che fare con tutti.
Questa è la tragedia della convinzione.
Qualcuno potrebbe dire “ma io sono convinto delle mie credenze”. Questa filosofia ci ha fatto bruciare sul rogo centinaia di persone chiamandole “streghe” o “eretici”, sta rendendo tossica l’aria del pianeta e ci sta trasformando in una massa di cogli*ni arroganti.
Orfani del dubbio, ci estingueremo.
Poco Male. In qualche modo dovrà finire, no?
Certo ma, posta la morte come unica certezza della vita, non sarebbe interessante avere un percorso che ci conduca verso l’inevitabile fine in maniera allegra?
A sopportare la realtà di tutti i giorni arriviamo a costruire con le nostre convinzioni un inferno dalla difficile fuga.
E, non piacendo a nessuno la solitudine, dobbiamo portare qualcuno con noi.
Molte volte il prossimo, altre volte i nostri cari.
L’incapacità di enfatizzare può essere vista come una componente base dell’essere umano (sono fatto così) oppure come una conseguenza della struttura mentale di un essere umano convinto – Se gli eventi non seguono la propria predeterminazione vuol dire che il mondo non è in grado di comprenderci.
Oppure, ancora peggio, i propri sogni non hanno valore, son solo rimasugli dell’adolescenza.
La convinzione esagerata è un veleno.
E, come diceva Paracelso, Omnia venenum sunt: nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit, ut venenum non fit (Tutto è veleno, e nulla esiste senza veleno. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto).
La convinzione è il veleno di massima diffusione in questo periodo storico. Il suo antidoto, l’empatia, viene bloccato da cuori sigillati e speranze infrante.
Non storcete il naso: l’empatia è quello che può rendere la vita sopportabile. La comprensione dell’altro da sé rende questo sterile passaggio nel mondo un momento di comunione con la propria umanità e quella altrui.
Non è buonismo mettersi nei panni altrui, ma sopravvivenza. L’empatia ti impedisce di odiare il prossimo, sebbene ai tuoi occhi ripugnante. L’empatia ti permette di vedere le tue piccolezze riflesse nel prossimo e ti impedisce di giudicare, perché siamo tutti fatti della stessa sostanza.
Vorrei concludere dicendo “Ama il prossimo tuo come te stesso” ma nella maggior parte dei casi il paradigma biblico viene inutilmente sovvertito. Non vogliamo bene a noi stessi, come potremmo volerne al prossimo?
Una cosa che potrebbe avere senso, invece, è “Ascolta te stesso e impara ad ascoltare il prossimo tuo: potrebbe riservare sorprese”
E che Dio ce la mandi buona.